EscursioniSpunti per il viaggio

Competizione all’estremo (Nord)

Una competizione agli estremi

ESCURSIONE A knivskjellodden, LA puntA più settentrionalE d'europa
Estremi | Finnmark | Nordkapp

Nella Norvegia degli estremi c’è una competizione geografica per essere l’estremo Nord, la finis terrae del settentrione europeo, l’ultimo lembo di terraferma da cui tuffarsi nel Mar Glaciale Artico.

Prima di schierare i contendenti bisogna sbarazzarsi di un’evidenza: la russa Isola del Principe Rodolfo, nelle vicinanze di Capo Figley è il punto europeo più vicino al Polo Nord.

Se poi vogliamo escludere la Russia da una competizione “europea”, allora le norvegesi Svalbard si impongono per settentrionalità.

Ma la gara che è stata bandita non riguarda terre che richiedono una trasvolata o una nave per essere raggiunte.

Tolte di mezzo le isole remote del Nord restano così tre concorrenti, tutti norvegesi: Nordkapp, Knivskjiellodden, Kinnarodden.

Il primo, detto Capo Nord in italiano, è il più rinomato e universalmente conosciuto come la punta ultima. In realtà, in questa gara, ha il fiato corto: è un estremo “turistico-culturale” più che geografico.

A Nordkapp, o meglio al suo piazzale-parcheggio con ingresso a pagamento, ci si arriva anche sulle ruote di bici, moto, auto, camper, pullman di viaggi organizzati, autobus di linea. Ci trovi il centro visite con il bar-ristorante, il museo, lo shop, l’ufficio che certifica la tua “nordkappata”, le toilette e infine Globo, il monumento per la foto di rito.

Dalle balaustre di protezione che seguono il perimetro della falesia a strapiombo, puoi ammirare di fronte a te la distesa del Mare di Barents. 

A destra scorgi la sagoma scura dell’arretrata penisola di Nordkinn. 

Se volgi lo sguardo a sinistra però, lo vedi quel promontorio impertinente che si spinge ancor più in là, nell’abbraccio glaciale: è Knivskjellodden, con la sua punta che arriva un chilometro e mezzo più a nord di Nordkapp, ma che può essere raggiunta solo a piedi.

Il terzo, Kinnarodden o Capo Nordkinn, pur essendo più a sud sia di Nordkapp che di Knivskjellodden è invece la punta “continentale” più estrema. Gli altri due infatti sono sì raggiungibili via terra ma a ben guardare stanno su un’isola, la Magerøya. Kinnarodden invece è il lembo ultimo di una penisola. 

Accertato che Nordkapp non ha nessuna ragione geografica per restare in gara, la disputa si gioca quindi tutta tra Knivskjellodden e Kinnarodden.

Più che geografica, in realtà, l’aggiudicazione del primato diventa una questione avvocatizia che tende a vincere di cavillo. Il primo infatti si spinge decisamente più a Nord ma è “attaccato” alla terraferma grazie a un tunnel sottomarino di  6.780 metri – che si inabissa tra l’altro fino a 212 metri sotto il livello del mare. Il secondo è invece ancorato naturalmente alla terraferma, sebbene lo sia per il rotto della cuffia, considerato che la penisola di Nordkinn che lo ospita è disperatamente attaccata al continente per meno di 500 metri. 

Personalmente non ho dubbi. La finis terrae è lì fin dove posso arrivare a piedi e oltre non c’è che mare. Io scelgo dunque Knivskjellodden, e questo giustifica il titolo e il contenuto di questo post, ma ognuno può eleggere l’estremo che preferisce.

Mi riprometto di dedicare a Kinnarodden un futuro approfondimento.

In entrambi i casi, prima di affrontare le vere escursioni, c’è parecchia strada da fare

A meno di non atterrare in uno dei vicini aeroporti locali (Honningsvåg, Lakselv), o di sbarcare dall’Hurtigruten a Honningsvåg, il tragitto stradale per Knivskjellodden è considerevole. I 500 chilometri da Kirkenes o da Tromsø richiedono dalle 7 alle 9 ore di paziente scarrettamento lungo le poche, spesso uniche, vie disponibili. 

Mehamn, campo base per Kinnarodden, è più spostato verso Est quindi, se non si atterra direttamente all’aeroporto di Mehamn stesso, bisognerà guidare per 300 chilometri da Kirkenes o 800 provenendo da Tromsø: fino a 12 ore di trasferta!

Una volta arrivati però, è raggiungere le punte che richiede la vera fatica: 6 ore a piedi per i 18 chilometri di andata e ritorno da Knivskjellodden e oltre 20 per coprire i 40 chilometri che conducono e ritornano da Kinnarodden.

Sia nei paraggi di Magerøya che di Nordkinn per fortuna non mancano spartane ma suggestive sistemazioni per la notte in camper, buone per prepararsi all’escursione o per riposarsi dopo la camminata alla fine del mondo.

Vediamo ora dove bisogna guidare, come si raggiunge la punta e dove si può pernottare con il camper, durante la nostra spedizione a Knivskjellodden.

Come arrivare

Per raggiungere Magerøya via terra c’è poco da scegliere. Che si arrivi da Sud-Ovest, ovvero da Alta o che si arrivi da Sud-Est ovvero da Lakselv (provenendo da Kirkenes, Karasjok ecc.), le strade sono al singolare: si chiama E6 e bisogna seguirla fino a Olderfjord dove si imbocca la E69 che porta a destinazione. 

1 – Nordkapp 
La E69, dopo 130 chilometri panoramici fatti di sinuose curve per lo più costeggianti e qualche altrettanto dolce saliscendi tra le colline di tundra, termina esattamente nel parcheggio di Nordkapp. Un biglietto, una passeggiata a piedi fino al ciglio panoramico della falesia e si è pronti per il giro nel risto-shop più settentrionale d’Europa. 

Dopo aver macinato tanta strada per arrivare da queste parti, forse sarebbe sciocco non fare un salto anche qui e portarsi a casa un selfie appesi al Globo che celebra il Nord.
Ma forse no. Soprattutto se siamo venuti per raggiungere il vero estremo geografico: Knivskjellodden. 

2 – Parcheggio per Knivskjellodden
Sette chilometri prima di arrivare a Nordkapp un inconfondibile cartello ci avverte che siamo arrivati a destinazione. È qui, nel parcheggio asfaltato e corredato di cartello informativo proprio a lato della strada, che si può lasciare il mezzo prima di incamminarsi sul sentiero verso la punta. 

3 – Mehamn
Arrivare a Mehamn, punto privilegiato per partire verso Kinnarodden, non è meno lungo. Anche in questo caso c’è una sola via. Che si arrivi da Sud-Est o da Sud-Ovest la strada da imboccare è la Fv888, a Ifjord, dopo aver percorso la Fv98 provenendo da Lakselv, dove si è abbandonata la E6, oppure provenendo da Tana, dove si è abbandonata sempre la E6. 

La Fv98 è una bella strada panoramica, soprattutto il tratto Lakselv-Ifjord (120 km), ma anche la Fv888 (100 km) non è da meno, nel suo incedere verso Nord in un territorio che diventa via via più brullo e butterato da laghetti e specchi d’acqua, tra i quali ci si diverte a fare slalom.

Deviazioni
Se abbiamo messo in programma una di queste destinazioni, allora vale la pena prevedere qualche fermata in più e qualche deviazione. Il territorio è tendenzialmente spoglio e desolato ma di certo non privo di attrazioni e punti notevoli come i giganti pietrificati di Trollholmsund, nei pressi di Lakselv, o il vicino Parco Nazionale di Stabbursdalen o la placida Riserva Naturale Stabbursnes, o come la Finnkirka, curiosa formazione rocciosa che si può ammirare a Kjøllefiord, o ancora il Silfar canyon e la cascata di Adamsfossen che si incontrano lungo la Fv98.

Qualora l’itinerario includa poi Magerøya, con le sue “proposte estreme”, allora non si può ignorare la Strada turistica Havøysund che richiede sì 168 chilometri totali di deviazione (andata e ritorno da Smørfjord lungo la Fv889) ma ne regala almeno 120 di spettacolari.

Per qualche informazione in più a riguardo e pianificare meglio l’itinerario, il consiglio è quello di dare un’occhiata alla mappa dei miei 444 suggerimenti e zoomare sulla zona interessata.

Tornando alle nostre mete, una volta parcheggiato il mezzo inizia il vero viaggio: una specie di pellegrinaggio su desolati sentieri sassosi che è anche un’attraversata dello spirito .

Escursione a Knivskjellodden

Sicurezza
Sulla carta entrambe le escursioni non sono proibitive o particolarmente dure. Non ci sono scalate da affrontare, né passaggi veramente pericolosi. Anche i dislivelli da superare non sono eccessivi. La distanza da coprire per arrivare a Knivskjellodden poi è alla portata di tutti, anche senza essere allenati.

Eppure non mancano le insidie.

Sono il vento freddo che frusta coste e altipiani, la nebbia e le nuvole basse che nascondono i cippi e i segni di segnalazione del sentiero, o peggio la pioggia che inzuppa i vestiti, moltiplica i fanghi e rende scivolosa la roccia. Ma più di tutto sono i sassi. Sassi ovunque: sassi affioranti che levano le loro subdole punte dalla terra molle, sassi che rotolano tradendo l’appoggio, sassi su sassi che minacciano costantemente le caviglie impedendo la “passeggiata a piè leggero”.

A questo si aggiungano i passaggi di traverso sulla nuda pietra vicini al mare o a crepacci, il rischio di imboccare false piste che complicano l’escursione e il pericolo sempre presente di un improvviso guastarsi del tempo, ed ecco che quella che sembra all’inizio una scampagnata con qualche saliscendi, si trasforma in una piccola ma impegnativa impresa. 

Scarpe da trekking e gambe solide, acqua a sufficienza e qualche cosa da mettere sotto i denti per recuperare energia, quel che serve per ripararsi da pioggia e vento (anche se alla partenza il sole splende) e un eventuale cambio, mappe, bussola o GPS e cellulare carico sono le cose da non dimenticare. Insieme alla solita prudenza, al buon senso e a quel minimo di spirito di sacrifico necessario per arrivare a destinazione, naturalmente.

Escursione
Tra i due “estremi”, Knivskjellodden è decisamente il più abbordabile. Sono 18 chilometri tra andata e ritorno, liquidabili in 6 ore di marcia, o anche in 5 se si ha passo lesto e non ci si attarda nella sosta in punta una volta arrivati. Sempre che il tempo non sia inclemente. In ogni caso, se arrivate nel pomeriggio, il consiglio è di rimandare l’escursione al mattino dopo.

Il sentiero, che prende avvio dal parcheggio puntando verso la collina di destra, è ben segnato da cippi fatti con cumuli di sassi, soprattutto nella prima lunga porzione che viaggia sull’altipiano. Si parte a 300 metri sul livello del mare. Sopra un terreno sassoso, a tratti più arido e secco, in altri più erboso o fangoso, con piccoli attraversamenti di pozze d’acqua facilitati da assi di legno messe a bella posta, si procede tra colline di tundra e sguardi di renne. A seconda della stagione e del tempo, si incroceranno più o meno (o anche per nulla) gli sguardi e i cenni di saluto degli escursionisti sulla via del ritorno. 

Dopo circa 5 chilometri di apparente saliscendi si avverte con più evidenza che in realtà si sta scendendo mentre, a circa 6 chilometri e mezzo dalla partenza, si spalanca finalmente la vista sulla baia di Knivskjelvika. In meno di 500 metri si scende di altri 120 metri, attraversando una prateria erbosa più riparata e solcata da un corso d’acqua, fino a guadagnare, la spiaggia di sassi ed erba dove andare a salutare il Mar glaciale.

Ma non è finita qui. Anzi, a dispetto della poca distanza che manca, adesso inizia la parte più difficile dell’andata. 

Si deve infatti seguire la costa di sinistra che porta al promontorio, ma qui il sentiero è meno evidente. Ci sono cumuli indecisi di sassi, T rosse che sbiadiscono sulle rocce e un dedalo di tracce di camminamenti diversi che disorienta. In sostanza la via la tracci da te, improvvisandola sul momento, lungo un crinale roccioso, in alcuni punti piuttosto ripido, ricco di crepacci, scivoli di pietra e scogli che ammarano. Affrontare questo tratto in una giornata asciutta di sole può essere divertente, in una umida e ventosa o sotto la pioggia può essere defatigante, in condizioni di tempo estremo, magari con neve o peggio verglas in agguato, decisamente pericolosa.

Bisogna avanzare così per un altro chilometro e mezzo, risalendo di nuovo dal livello del mare fino a circa 30 metri, quando si vedrà spuntare il tronco di piramide che riporta incise le coordinate “estreme”. Avremmo raggiunto anche un più agevole ripiano erboso che ci permette di muoverci in sicurezza, godendoci la vista splendida di Nordkapp, con la sua magnifica falesia bruna a picco sul mare, e sulla quale, condizioni meteorologiche permettendo, si riuscirà anche a scorgere la cupola bianca dell’osservatorio, la sfera-monumento e addirittura il brulicare di turisti che s’affacciano.

Poco distante dal cippo, un po’ più a monte, c’è la cassetta con il libro delle firme. Volendo, prendendo il numero di riga o una foto della propria testimonianza si potrà andare a Nordkapp a ritirare (pagando) l’attestato di passaggio a Knivskjellodden.

In realtà non siamo proprio giunti alla meta. Mancano ancora qualche decina di metri prima di raggiungere l’estremissimo, sullo “scoglio Nord” o meglio quello che la marea rende l’ultimo sasso calpestabile (in sicurezza). La bussola o un GPS aiuteranno a individuare quel punto. 

Ecco, ora ci siete. Organizzatevi per la foto. Godetevi il “nient’altro” che avete davanti. Respirate l’atmosfera inafferrabile di un non-luogo. Bevete. Mangiate qualcosa.

Il ritorno sarà più facile solo perché lo conoscete già. Per il resto sarà più difficile e faticoso: avete già 9 chilometri sulle gambe, il percorso è in salita, state tornando e sembrerà senza fine.

Una volta rientrati in camper, liberati di zaino, scarpe e vestiti fradici, una doccia calda, vestiti asciutti e comodi, una bevanda bollente, un comfort food consumati magari sotto un tramonto nordico, saranno il giusto suggello a una giornata indimenticabile.

 

Pernottare

Knivskjellodden – Nordkapp
Il tradizionale punto di sosta e pernottamento dei camper che raggiungono Nordkapp è il parcheggio (ovviamente a pagamento) di Nordkapp stesso. 

Ma se si vuole evitare la calca, nulla vieta di usare il parcheggio di Knivskjellodden come sosta notturna. Si tratta di un semplice piazzale asfaltato a fianco della strada ma ha il suo fascino. Durante l’alta stagione sarà piuttosto frequentato ma già da metà settembre si potrà sostare in parziale o totale solitudine in quello che anche in Google Maps è chiamato “Parking for real Nordkapp”.

Il parcheggio è esposto ai venti ed è probabile che vi sveglierete nella nebbia delle nuvole basse che corrono al mare oscurando il sole.

Aree di sosta lungo la E69
Il parcheggio Knivskjellodden è in realtà solo l’ultima delle numerose aree di sosta gratuite, più o meno strutturate, che punteggiano la E69.

Tra parcheggi, semplici spiazzi adatti a fermare il camper, aree di sosta dotate di servizi, si contano almeno una quindicina di punti tra Nordkapp e Kistrand.

Aree di sosta lungo la Havøysund
Qualora il programma di viaggio includesse anche la strada turistica Havøysund, a questa quindicina di opzioni si possono preferire le belle aree di sosta che la Turistveg propone tra Lillefjord e Havøysund (vedi mappa dei miei 444 suggerimenti).

Per approfondire...

Norvegia facile
Per l’inquadramento dell’escursione in una cornice più ampia vedi Le mie 4 Norvegie in 444 suggerimenti

Wikipedia
Knivskjellodden

Gaia GPS
Mappa

Galleria

Il parcheggio che segna l’inizio del sentiero per Knivskjellodden, lungo la strada che porta al Capo Nord “turistico”. 

Seguendo il sentiero sull’altopiano

Sulla spiaggia di Knivskjelvika, prima dell’ultimo tratto. A destra della baia la sagoma di Nordkapp. A sinistra le pendici rocciose da affrontare per raggiungere Knivskjellodden.

Vista da Knivskjellodden. Sulla destra la sagoma scura del bel promontorio di Capo Nord.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *