La porta di ingresso (e uscita) dello Steigen è un tunnel di 8 km, lo Steigentunnelen. A dare il benvenuto al viandante sono due belle aree di sosta poste una prima e una dopo il tunnel.
Quella prima del tunnel, la Parkplass Tømmerneset, è situata a ridosso della E6, proprio all’inizio della Fv835 che entra nello Steigen, e resta esposta al sole per tutta la prima parte della giornata. È quindi adatta per la colazione e il pranzo.
Dall’area di sosta parte anche un sentiero che, nel giro di un centinaio di metri, porta alle incisioni rupestri, risalenti a circa 8.000 anni fa, situate lungo il torrente Sagelva. I graffiti non sono evidenziati con vernici e sono soggetti alla copertura di licheni e muschi perciò le due renne incise sulla ripida parete non sono immediatamente visibili ma con un po’ di pazienza si riescono a individuare.
La seconda area di sosta, la Parkplass Forsan, situata qualche centinaia di metri dopo il tunnel di accesso allo Steigen, è ancora più curata della precedente ed è curiosamente dedicata ad alghe e piante (calamites, equiseti) estinte qualche centinaia di milioni anni fa, con interventi dell’artista Gunn Harbitz. Esposta al sole nella seconda parte della giornata e ben protetta rispetto alla strada, è adatta per picnic pomeridiani, per seguire il tramonto tra le isole e per il pernottamento.
È da e in questa area di sosta che idealmente inizia e termina il nostro tour.
I primi trenta chilometri della Fv835 seguono quasi costantemente la linea di costa, aprendo la vista sulle isole dello Steigen (Engeløya e Lundøya in primis), sulla penisola di Hamarøya con il suo arcipelago e sulle più lontane ma evidenti cime delle Lofoten che spezzano l’orizzonte marino.
Un paio di ampie aree di sosta lungo la strada facilitano la panoramica mentre, dalle parti di Skranstad, il fiordo dalle acque bassissime, in opportune condizioni di marea e illuminazione, regala uno splendido set fotografico naturale con le rocce scure che affiorano dallo specchio immobile del mare.
Superato Dyping la vista inizia a chiudersi: la strada prosegue infatti nella stretta spaccatura dell’Holmåkfjorden, seguendola fino alla sua punta estrema dove, a Skjelvareid, si incontra la prima delle tante biforcazione dello Steigen: a destra si va a Nord, verso Engeløya, a sinistra si scende invece a Sud verso Leinesfjorden.
Nordskot
Scendendo si incontrano pochi sparuti abitati tra cui Ferdigplen dove si può parcheggiare per salire sulla cima Tretindan.
Poco più avanti, a Saursfjorden, un nuovo bivio impone di scegliere: scendere ancora a Sud verso Leinesfjorden e quindi puntare a Leines o Nordfold (dopo ulteriore bivio) oppure andare a Ovest, verso Nordskot.
L’itinerario che propongo non prevede di spingersi più oltre a Sud, ma segnala l’escursione Grubstad-Brennvika, nei pressi di Leines, con relativi punti per il parcheggio. Chi volesse affrontare quella passeggiata, o anche solo dare un’occhiata alla bella spiaggia di Brennviksanden con annessa Riserva naturale, o curiosare la costa Sud spingendosi fino a Nordfold, dovrà proseguire lungo la Fv835.
Il nostro tour indica invece di svoltare a destra sulla Fv635.
Un’altra trentina di chilometri tra boscaglia, praterie, ampie baie di fiordi col fondo basso e fangoso e colline rocciose con barbe e baffi vegetali. Qua e là qualche manciata di case ed eccoci a Nordskot, con il suo grazioso porto turistico, la piccola isola di Mannshausen e i suoi spettacolari alloggi affacciati sul mare, l’isola di Grotøy con le vestigia di un glorioso passato commerciale, i punti panoramici come l’Oksholmen.
Tra le opzioni escursionistiche si contano i tour in kayak a curiosare tra isole e isolotti, la passeggiata verso i laghi dello Nordskotdalen o magari l’impegnativa scalata allo Skotstinderne, oppure la discesa di 140 metri alla Reshola, la grotta del troll.
Per i meno avventurosi, potrà bastare una consumazione al Twins Kafé-Galleri, con vista su acque e cime, e sarà già ora di rimettersi in viaggio, tornando sui propri passi fino all’Holmåkfjorden.
Holkestad
Una volta raggiunto il bivio a Skjelvareid, si tira dritto verso Engeløya. Dopo sette chilometri circa, all’altezza di Bogøy, è già ora di una nuova potenziale deviazione.
Girando a sinistra, in una ventina di chilometri, si raggiunge Holkestad, villaggio in punta all’omonima penisola con la costa frastagliata e gli immancabili, lunghi fiordi sabbiosi.
Tra le escursioni si segnalano la passeggiata tra le rocce di Frammundøya, isola bislunga che ospita un attracco ed è collegata alla terraferma con un piccolo ponte, e il più lungo ma non troppo impegnativo Dronnigruta, il “Sentiero della Regina”, che regala 10 chilometri di passeggiata panoramica su Engeløya e sullo Steigen.
E poi di nuovo a ritroso verso la Fv835.
Engeløya
Dopo aver riguadagnato l’incrocio di Bogøy si è finalmente pronti a balzare su Engeløya. Per farlo bisogna attraversare il divertente Engeløybrua, ponte a una corsia che si allarga solo nel punto più alto della sua pronunciata gobba per permettere l’incrocio di due vetture, e poi plana in curva sulle isolette, naturali e artificiali per sbarcare con una nuova grande curva, sempre a una sola corsia, su Engeløya.
Qualche centinaio di metri ed eccoci a Ålstad dove ci accoglie una nuova biforcazione. Qui però non c’è da scegliere dove andare, ma come. Quello è infatti il punto in cui si chiude l’anello d’asfalto che fa il giro intorno all’isola ed è quindi solo una questione di preferenze: girarci attorno in senso orario o antiorario.
A dir la verità non è poi così indifferente. Il primo mezzo giro in senso orario è molto più interessante del primo mezzo giro in senso antiorario, tanto che si potrebbe anche pensare di fare due volte la stessa strada, evitando il giro completo.
Detto questo, giriamo dunque a sinistra e snoccioliamo uno dopo l’altro i notevoli che incontriamo.
Una bella straducola che conduce al porticciolo di Steigen, sull’isolotto di Rossøya, tra sabbie, erba e acque trasparenti. La Steigen Kirke, la chiesetta lungo la strada. Un moletto incurvato di pietre scure sullo sfondo panoramico dell’arcipelago. Un pascolo acquitrinoso sul limitare di un fiordo dove le mucche passeggiano liberamente. Un monumento dedicato ai caduti russi (Krigsm.merke), con acclusa piccola area di sosta. Un sito di reperti bellici per la difesa della costa durante a seconda guerra mondiale (Baterie Dietl) con relativo piccolo museo. E infine la grande e profonda spiaggia di Bø, dalla sabbia chiara, incorniciata da alti ciuffi d’erba e specchi d’acqua, sotto la cima verde del Mjeldtinden e gli sguardi attenti di colonie di gabbiani.
La spiaggia di Bø è idealmente il punto estremo dell’itinerario: da qui non si può che tornare indietro. Resta però da decidere come e quando.
In base all’ora e alle condizioni meteorologiche si può infatti scegliere di proseguire sulla strada, completando il periplo dell’isola per tornare all’area di sosta di Forsan – e alle sue suggestive “colonne artistiche” – entro il volgere del tramonto.
Oppure tornare indietro per dove si è venuti, per vedere lo stesso paesaggio illuminato da un sole diverso.
Oppure dedicare del tempo per affrontare una delle diverse escursioni che Engeløya offre, o per mettere in acqua il kayak, e decidere poi di attendere il tramonto proprio sull’isola, in modo da apprezzare meglio lo spettacolo del sole che cala dietro la sagoma scura delle Lofoten, prima di rientrare alla radice dello Steigen.
O magari anche scegliere di cenare e pernottare direttamente lì, in uno dei semplici parcheggi disponibili o nel più accogliente bel prato sul mare che, proprio a Bø, per pochi Nok, si propone come area camper o in qualcuna delle altre “aree camper” disponibili.
Per chi invece ha deciso di esplorare lo Steigen “da Nord a Sud”, si può consigliare anche il parcheggio della spiaggia di Brennvika come buon posto per la notte.
Di angolo pacifici e scenografici di certo non ne mancano. Bisogna solo scegliere il proprio, dove aspettare la notte confidando in un cielo di stelle o in qualche prezioso regalo boreale.
Sarebbe un motivo in più per rendere la visita allo Steigen ancora più memorabile.